ORIENTAMENTI AUTOREVOLI

Notiziario di Telepace

martedì 12.01.2004

ORIENTAMENTI AUTOREVOLI

servizio di don Diego Acquisto

Orientamenti autorevoli, anzi autorevolissimi quelli proposti ieri dal Papa nel discorso di udienza ai membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, che ha vivamente invitato a “non rassegnarsi ad accettare passivamente che la violenza tenga la pace in ostaggio“. Orientamenti autorevoli e preziosi che, nel disorientante bombardamento di messaggi che dominano l’attuale scenario mediatico, offrono una sicura chiave di lettura sui temi più scottanti del momento, quali la pace, il terrorismo, la visione laica dello Stato, il ruolo specifico della religione nella vita pubblica.

Dopo aver ribadito che la guerra non risolve i conflitti tra i popoli, viene affermato con forza che la “pace autentica e duratura è il frutto di un’azione morale e giuridica fondata sul rifiuto categorico della violenza e del terrorismo. E ricordando i numerosi passi fatti dalla Santa Sede per evitare il penoso conflitto in Iraq, Giovanni Paolo II auspica che “la comunità internazionale aiuti gli iracheni, sbarazzatisi da un regime che li opprimeva, a riprendere le redini del loro paese, consolidarne la sovranità, determinare democraticamente un sistema politico ed economico conforme alle loro aspirazioni”. La non risoluzione del problema israelo-palestinese, dice poi il Santo Padre, continua ad essere un fattore di destabilizzazione permanente per tutta la regione. Di qui l’appello al rispetto delle legittime aspirazioni degli uni e degli altri, cioè dei palestinesi e degli israeliani, il pressante invito al ritorno al tavolo dei negoziati, con l’impegno concreto della comunità internazionale.

All’organizzazione delle Nazioni Unite bisogna affidare il posto e il ruolo che gli spettano, imparando dalle lezioni del passato lontano e recente.

Un discorso realista quello del Papa, che, alla luce di quanto emerso, pronuncia un giudizio definitivo su un “regime oppressivo”, – quello di Saddam Husseim – e chiede alla comunità internazionale di fare di tutto perché nel Medio Oriente si avvii un efficace processo di pace, evitando rappresaglie, evitando l’umiliazione dell’avversario, la propaganda odiosa, cose tutte che non portano da nessuna parte.

Non solo. Il Papa va anche più a fondo e dice chiaramente che “costruire la pacesignifica fare emergere e riconoscere su scala mondiale la “dimensione sociale delle religioni”. Perciò afferma con forza che “la laicità è una cosa ben diversa dal laicismo”, e quindi si richiede “un sano dialogo tra lo Stato e le Chiese”. Il “fatto religioso” non può ridursi a un elemento privato. Non ha nessuna remora il Papa a sottolineare che le religioni, e in modo tutto particolare il cristianesimo, nella sua tensione ecumenica, sono una grande risorsa per le società contemporanee e per la pace. Per questo non è soddisfatto dell’esito del dibattito sulle radici cristiane dell’Europa. La “difficoltà ad accettare il fatto religioso nello spazio pubblico” finisce con l’impoverire la stessa Europa, è il risultato di una “rilettura della storia attraverso il prisma di ideologie riduttrici”.

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