GIORNATA PRO SEMINARIO
Lunedì 20.01.2003
GIORNATA PRO SEMINARIO
servizio di don Diego Acquisto
Celebrata ieri la Giornata Pro Seminario, nei paesi attorno alla Città capoluogo della nostra provincia, e precisamente a Ioppolo , Raffadali, Santa Elisabetta, Sant’Angelo, San Biagio , Favara, Aragona. Un comprensorio di oltre 70.000 abitanti, dei quali almeno un quarto ha ricevuto direttamente, da parte dei seminaristi, un messaggio appassionato e coinvolgente, mentre ad un’altra buona fascia, questo messaggio è sicuramente arrivato in maniera indiretta. Una giornata annuale quella in favore del Seminario, non finalizzata unicamente alla raccolta delle offerte. Anzi, secondo quanto ci risulta, il favore con cui ieri è stata accolta la presenza del seminarista, da parte di più di una assemblea, ci ha sollecitato a pensare alla validità del messaggio che viene annunciato. In tutte le parrocchie e rettorie dei paesi nominati, ieri infatti, i Seminaristi, hanno parlato del ruolo fondamentale del Seminario, del grave e delicato problema delle vocazioni, dell’importanza del ministero sacerdotale. Bravi i nostri seminaristi ad attirare, con un linguaggio semplice ed immediato, l’attenzione dell’assemblea domenicale dei fedeli. E, ci risulta che, alla conclusione, talvolta, i fedeli, spontaneamente, hanno voluto sottolineare, con un applauso di gratitudine e di gioia, la loro positiva accoglienza dei messaggi ricevuti; un applauso immediatamente indirizzato al Seminarista, ma che, forse più propriamente, deve essere rapportato alla qualità del messaggio annunciato, messaggio quasi istintivamente giudicato conforme al piano di salvezza, secondo quel senso della fede, di cui è titolare, nel suo complesso il Popolo di Dio. Un dato che vogliamo sottolineare, perché, purtroppo, da parte di certa cultura secolarizzata, dal dopo_guerra ad oggi, non infrequentemente si è presentata all’opinione pubblica una tipologia multiforme di sacerdoti: dal sociologo al terapeuta, all’esorcista, al consolatore, all’operaio, o addirittura al “pensionato”, non solo dall’ufficio ma dallo stesso ministero. Come ben chiariscono i documenti magisteriali, l’identità del presbitero, invece, è tutt’altro; essa va ricercata nella grazia pastorale, ricevuta nel Sacramento dell’Ordine. Per cui, egli, il Sacerdote, fa o deve fare tutto e sempre in quanto prete. Cioè, per dirla con San Giovanni Bosco: deve essere prete all’altare, prete al confessionale, prete a scuola, prete per la strada.
Lo si deve poter riconoscere cioè dal modo di essere, dal modo di fare, dal modo di esprimersi, dallo stile di vita, dal modo di presentarsi anche esternamente. Quella sacerdotale è una consacrazione che assume tutto l’uomo e per sempre. Non è una professione che, per quanto coinvolgente, rimane tuttavia al di fuori della persona.
E quando si parla di Sacerdote, per la quasi totalità dei fedeli , si tratta del Parroco, una figura che, normalmente, tutti incontrano nella loro vita. È il parroco che vive immerso fra la gente, nel mezzo dei quartieri, fra i problemi di ogni giorno, a contatto con tutti i ceti di persone, fra chiesa, case, luoghi di lavoro, ambienti ricreativi, luoghi di sofferenza; è lui che visita sia i palazzi o le ville di lusso, come i tuguri, accanto ai poveri ed agli emarginati, a contatto con la vita nascente, come a fianco agli sposi o agli agonizzanti. Sempre per recare la parola di verità, per accendere e far crescere la vita sacramentale, per essere strumento dell’amore di Dio. Grazie al sacerdozio ministeriale i fedeli sono resi consapevoli del loro sacerdozio comune e lo attualizzano. Come ha avuto modo di dire il Papa, “senza la presenza di Cristo rappresentato dal presbitero, guida sacramentale della comunità, questa non sarebbe in pienezza una comunità ecclesiale”.
All’ombra del campanile, con la presenza del sacerdote-Parroco, sta la speranza del futuro, della nuova evangelizzazione, della fatica di una nuova cultura di umanizzazione, a favore della pace, dono prezioso per una specifica Comunità come per l’intero genere umano.
Questi ed altri validi messaggi, per mezzo dei nostri seminaristi, sono risuonati ieri a Favara, come negli altri paesi menzionati, dove i fedeli, sono stati stimolati ad amare il Seminario ed a seguirne con la preghiera lo sforzo formativo dei Superiori, chiamati, oggi, ancora più che nel passato, ad un lavoro davvero arduo e difficile.
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