Ennesimo incidente mortale sulla veloce Agrigento-Palermo
Notiziario di Telepace – lunedì 08.03.2004
Ennesimo incidente mortale sulla veloce Agrigento-Palermo
servizio di Salvatore Pezzino
L’ennesimo incidente mortale sulla veloce Agrigento-Palermo impone, sia pure sull’onda dell’emozione, una riflessione su una questione che evidenzia una sconvolgente asimmetria tra la gravità dei fatti e la evanescenza dei rimedi, finora adottati.
Finora si è cercato di arginare una serie interminabile di lutti con una diga di retorica.
“Morti e feriti che pesano sulla coscienza della politica e della burocrazia”, ha gridato l’arciprete di Menfi Don Saverio Catanzaro, nel corso di una manifestazione pubblica organizzata per contestare la lentezza che accompagna i lavori per la riapertura del ponte Carboj.
Morti e feriti, bisogna aggiungere, che pesano sulla coscienza di tutti quanti non siamo capaci di fare fino in fondo il nostro mestiere di cittadini.
Cittadini in grado di partecipare attivamente alla vita pubblica, in grado di fare sentire la propria voce sulle scelte che li riguardano, in grado di vigilare sul comportamento degli uomini e delle donne a cui è stato affidato un mandato fiduciario.
Problemi come quelli relativi alle infrastrutture e alla sicurezza di chi utilizza i collegamenti stradali non possono non coinvolgere la comunità e vederla protagonista delle iniziative che riguardano il suo futuro..
Processi economici, finanziari, culturali, scientifici e l’inarrestabile mobilità delle persone chiedono nuove regole e invocano una nuova cultura di governo che richiede, d’altro canto, un adeguato modo di pensare delle singole persone.
Un compito importante, delicato che presuppone un impegno pedagogico rispetto al quale la politica non può abdicare.
Accompagnare il difficile processo di crescita culturale in atto significa educare a una cittadinanza responsabile, significa vincere la “sindrome dello spettatore”, prodotto tipico del nostro tempo, significa recuperare il principio della responsabilità.
Ma, il concetto di cittadinanza va oggi precisato e arricchito di nuovi significati e ciò che emerge principalmente è il richiamo ai doveri di ciascuno: di fronte ai pericoli di un reale svuotamento della cittadinanza effettiva, è essenziale che ogni individuo, cosciente della propria dignità di con-partecipe della vita sociale, attivi tutte le sue potenzialità e costruisca con gli altri una migliore casa comune. E’ , allora, importante ribadire che il primo fondamentale dovere del cittadino è quello della partecipazione alla costruzione di una buona convivenza per tutti: è indispensabile cioè che si riappropri dell’impegno in politica.
Compito certo non facile, soprattutto per quel processo di individualizzazione in atto con il quale ci si deve misurare e che rende difficoltoso incanalare l’opinione pubblica nei tradizionali percorsi della rappresentanza politica e sindacale.
Stando così le cose che può fare la politica? Molto se rinuncia alla perenne litania elettoralistica e se si rende conto che la comunità ha bisogno di sentirsi inserita in un progetto di crescita e di innovazione; moltissimo se recupera lo spirito di servizio e si fa guidare, come faceva Giorgio La Pira, dalla verità, dalla giustizia, dalla libertà e dalla solidarietà.
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