APPUNTI E …. DISAPPUNTI DI UN VIAGGIO
Movimento dei Servi dei Poveri del Terzo Mondo
Un giovane della Parrocchia, CARMELO PATTI dopo un’esperienza di 16 mesi, nel marzo 1999 è ripartito per CUZCO, per vivere qualche tempo con il Movimento dei Servi dei Poveri del Terzo Mondo, come missionario laico. L’attività a cui si dedica Carmelo Patti è quella della catechesi e dell’assitenza dei bambini poveri, molti dei quali (circa 700) ricevono gratis un pasto caldo ogni giorno. L’esperienza a Cusco di Carmelo Patti si è conclusa nell’agosto del 2000.
Avviso
Nella prima metà del mese di Ottobre 1999, il Parroco Don Diego Acquisto si è recato a Cuzco in Perù, assieme a Dino Patti, presidente delegato del Consiglio Pastorale Parrocchiale e fratello di Carmelo.
Sul settimanale diocesano “L’Amico del popolo” il Parroco Don Acquisto ha curato la pubblicazione di un servizio speciale a puntate su tale viaggio; chi non avesse avuto la possibilità di leggere tale servizio o semplicemente qualche puntata, trova tutto qui appresso, compresa l’intervista a P. Giovanni Salerno, fondatore del M.S.P.T.M.
APPUNTI E …. DISAPPUNTI DI UN VIAGGIO
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Servizio speciale di don Diego Acquisto, sul suo viaggio in Perù, e precisamente a Cuzco, in seguito ad invito del Movimento dei Servi dei Poveri del Terzo Mondo. Viaggio effettuato nella prima metà del mese di Ottobre 1999.
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Arriviamo finalmente ad Amsterdam, giusto in tempo -pensiamo- per non perdere l’aereo con rotta Aruba-Lima. Una corsa affannosa per i lunghi corridoi dell’aeroporto e quindi finalmente sull’aereo, quando mancano meno di dieci minuti sull’orario fissato per la partenza. Ma poi, in attesa del decollo, di minuti in verità ne passeranno ben 120, con disappunto evidente di molti passeggeri e tardive scuse del comandante, per motivi tecnici. Si tratta del primo impatto con l’aereo diretto in Perù, un paese dell’America Meridionale e quindi del cosiddetto Terzo Mondo. Non sarebbero mancati in seguito, durante altri spostamenti aerei o terrestri, altri inconvenienti più o meno gravi e fastidiosi, come ad esempio anche quello di dovere rinviare di un giorno, un viaggio aereo all’interno del Perù, pur avendo regolarmente prenotato. Ma…- ci si dice – si tratta di cose che non devono sorprendere più di tanto e quindi, in Perù, da mettere nel conto ordinario. Arrivando da Amsterdam a Lima, ci colpisce subito all’interno dell’aeroporto, una scritta a caratteri cubitali: “El orgullo de ser peruano”, e uscendo subito fuori, oltre al tradizionale beneaugurante “Bienvenidos”, un’altra scritta, che poi dovremo rivedere tante altre volte, viaggiando all’interno dell’immenso paese, per estensione quattro volte più grande dell’Italia. La scritta dice: “Perù pais con futuro”.
Non c’è che dire! in campo di propaganda autoreferenziale, non si poteva forse trovare di meglio.
Il nostro viaggio in Perù, su invito del Movimento dei Servi dei Poveri del Terzo Mondo, inizia con una breve sosta “tecnica” a Lima. Una sosta che ci consente tuttavia di visitare, seppur rapidamente, l’immensa e caotica metropoli di oltre sei milioni d’abitanti, quasi un terzo di tutto il Perù; osservare il traffico , molto intenso e costituito per la maggior parte da autoveicoli vecchi e stravecchi, per i quali in Italia, oltre al sequestro immediato del mezzo si correrebbe il rischio dell’arresto immediato, “in fragranza di reato”. Ma in Perù tutto è permesso, la polizia guarda e dove è presente e può, fa del suo meglio per regolare il traffico.
E, dopo il panorama veicolare, quello umano del Centro Città con i suoi tanti edifici di tutto rispetto e quello desolato della periferia, dove si trovano le favelas. Un aspetto desolante. Bisogna vedere per credere. I reportages televisivi, pur con tutta la buona volontà degli operatori, non riescono a comunicare lo squallore di tale ambiente.
Ma noi siamo diretti a Cuzco. Una città, questa, della Cordigliera delle Ande, nel Perù meridionale, capoluogo del dipartimento omonimo, situata nella valle del fiume Huatanay, a quasi 3.500 m. d’altitudine, con oltre 250.000 abitanti.
In questa città è nato nel 1987 il Movimento dei Servi dei Poveri del Terzo Mondo, ad opera di P.Giovanni Salerno, un sacerdote agostiniano di Gela, che ormai ha maturato un’esperienza pastorale più che trentennale di attività missionaria nella Cordigliera delle Ande e nel dipartimento di Cuzco in particolare. P. Giovanni è in Perù dal 1968, ha alle spalle una ricca esperienza nei villaggi andini, anche quelli più sperduti, dove mancano anche le strade, esistono solo viottoli e per raggiungere i quali perciò, talvolta ha dovuto fare diverse giornate di strada a dorso di mulo. All’inizio della seconda metà degli anni ‘80 ha avvertito interiormente una particolare chiamata ad un impegno diverso, di evangelizzazione e promozione umana in favore dei poveri. E dopo qualche iniziale difficoltà, con tutti i crismi canonici richiesti, ha ottenuto dai legittimi Superiori ecclesiastici le necessarie autorizzazioni, per distaccarsi dalla famiglia agostiniana a dare inizio al movimento dei Servi dei poveri del Terzo Mondo. Ha iniziato proprio da zero, ma il cammino del Movimento – come ci racconta con tanta semplicità – è stato subito accompagnato da qualche segno della benevolenza divina. Appena all’inizio, c’è stato il lascito di una confortevole casa a Lima, da parte di un ambasciatore americano, la cui figlia aveva deciso di emettere i voti in un monastero di clausura. La casa di Lima, nel quartiere Miraflores, vero dono della Provvidenza assolve ad una funzione davvero preziosa. Divisa in tre padiglioni indipendenti, rende possibili tanti servizi che solo a Lima è possibile ricevere. Così, un padiglione è riservato alla Suore di clausura, che avessero bisogno di risiedere per un certo periodo a Lima, per cure particolari o interventi chirurgici. Un altro padiglione è destinato ai ragazzi poveri e abbandonati di Cuzco, trasportati a Lima, per lo stesso motivo, mentre il terzo padiglione è utilizzato per gli ospiti ed i responsabili, nel periodo necessario che devono trascorrere nella capitale, perché di passaggio o per il disbrigo di particolari pratiche.
Nel 1987, proprio all’inizio del Movimento, mentre l’orizzonte era umanamente incerto e tutto lasciava pensare che si partiva davvero verso l’ignoto, il lascito a Lima, impensabile ed imprevedibile, aveva tutto il sapore di un segno del Cielo, quasi che Dio volesse dire a P. Giovanni ed al ristretto gruppo di pionieri: “Non temete, andate avanti, sono con voi nel servizio ai poveri”.
E il Movimento è andato e va avanti, da 12 anni, nel nome di Dio, unicamente a servizio dei poveri, in questa parte del Perù, a Cuzco, dove ai margini della zona turistica, esiste una numerosa fascia di popolazione, costituita quasi esclusivamente da indios, che vivono nella miseria più squallida e senza la più lontana speranza di un miglioramento sociale.
Già, perché la fascia ristretta che vive nel benessere, che nel Perù esiste e come !, e le stesse istituzioni statali sono assolutamente chiuse ad ogni seria prospettiva e possibilità di promozione sociale degli indios. Nessuna forma assistenziale ! Nessun progetto politico in cantiere, di giustizia sociale, magari a tappe e con gradualità ! Niente. Da parte del governo centrale, solo qualche elargizione, di tanto in tanto, di medicinali e di viveri magari da tempo scaduti, come quelli che hanno provocato recentemente, (subito dopo il nostro viaggio), la morte di 30 bambini in un povero villaggio della Cordigliera, vicino a Cuzco.
Nessun programma di edilizia popolare per liberare, gradualmente, questa massa di popolazione dalle favelas che circondano la città, dai tuguri vecchi e stravecchi, in condizioni igieniche spaventose, con un unico bagno per 16 famiglie, con tutte le conseguenze prevedibili ed immaginabili. Niente. Niente di niente. Le istituzioni non vedono e non sentono, e, quel che è peggio, non vogliono vedere e sentire. Ma il grido di un’immensa folla umile ed umiliata, sale lo stesso, continuamente “al cospetto di Dio e chiede vendetta”. Un grido naturalmente assai scomodo per le grandi e piccole sicurezze che ognuno si costruisce, anche all’ombra delle stesse istituzioni ecclesiastiche. Un grido invece, che è stato ascoltato da P. Giovanni Salerno e che, contemporaneamente, ha trovato eco in diversi punti del mondo, da dove è giunta tanta disponibilità e collaborazione. Così, anche la nostra Diocesi è stata toccata dall’onda lunga di tale grido e un giovane di Favara, Carmelo Patti, ha deciso di aderire al Movimento, andando a vivere a Cuzco, come missionario laico.
Un grido invece che in Perù, a Cuzco, come nella vicina Bolivia, a Copacabana – una zona che abbiamo avuto modo di visitare, in escursione al lago Titicaca, non viene ascoltato, – ci duole dirlo – nemmeno dalle Comunità parrocchiali o ecclesiali in genere, troppo prese dal culto e quasi prigioniere. Così, messe cantate con sparo di mortaretti, per particolari promesse votive; tanto luccichio abbagliante di statue e paramenti dorati, frastuono di musica e canti, sontuose cerimonie e profumo d’incenso, mentre all’intorno “la Chiesa dei poveri”, – quella a cui pensava Giovanni XXIII indicendo il Concilio Ecumenico Vaticano II – continua rassegnata e senza speranza la squallida vita di ogni giorno. Una vita davvero squallida, vissuta in strade in terra battuta e perciò polverose, sempre attraversate da rigagnoli maleodoranti. Ci è capitato di constatarlo in più di un luogo, dove talvolta tra le tante attività di culto, si aggiunge anche quella della vendita dell’acqua benedetta in relative bottiglie di diversa dimensione e, naturalmente, di diverso prezzo, secondo un preciso tariffario pubblicamente esposto.
Ma ritorniamo a Cuzco, dove il grido dei poveri è stato raccolto e continua ad essere raccolto dal Movimento dei Servi dei Poveri del Terzo Mondo.
CUZCO o CUSCO, città dal duplice volto, oltre che dalla duplice ortografia, con la z o con la s,( se si sceglie, nel secondo caso, la lingua quechua); “capitale archeologica del Sud America e patrimonio culturale dell’umanità”, come viene ripetutamente sottolineato nei depliant turistici. Situata, come abbiamo detto, nella valle del fiume Huatanay sulla Cordigliera delle Ande, a 3360 m. d’altitudine, è stata capitale dell’impero inca, in epoca precolombiana.
Dopo la conquista spagnola guidata da Francesco Pizzarro e l’esecuzione (1529) di Manco Capac, l’ultimo capo degli Incas, anche dal punto di vista artistico la citta di Cuzco ha subito una contaminazione le cui testimonianze sono ancora ben palesi. E così, contaminando lo stile incaico con quello ispanico, oltre al Tempio delle Vergini del Sole o alla fortezza di Sacsayhuaman, nel bel mezzo della città è molto visitata la Chiesa di S. Domingo, eretta sulle fondamenta del Tempio del Sole, molto ben visibili.
Cuzco città da duplice volto, perché presenta due aspetti che non possono sfuggire al visitatore. L’aspetto turistico, cioè quello della zona del centro, che possiamo chiamare anche di facciata, con l’ampia Piazza d’Armi dove sorge la Cattedrale di epoca rinascimentale (sec.XVII), col Palazzo Vescovile e la Chiesa dei Gesuiti, o Piazza Kusipàta con eleganti edifici, zone verdi e la Chiesa della Mercede. Ma c’è l’altra Cuzco, da scoprire oltre la facciata, quella abitata dalle persone che vivono in tuguri e catapecchie che si affacciano in un unico atrio, con un unico servizio di W.C. che deve soddisfare alle esigenze di 10 e più famiglie. Ancora. Man mano che ci si allontana dal Centro le favelas vere e proprie, casupole fatiscenti di creta e cartone, senza strade, senza fogne, senza acqua e spesso senza corrente elettrica. Un ambiente squallido e disumano, di un degrado tale, che dalle nostre parti non è riservato nemmeno agli animali.
Eppure le ricchezze non mancano. Le miniere di metalli vari e anche d’oro sono proprietà di una fascia ristretta della popolazione, una fascia che aumenta continuamente il suo benessere sfruttando il lavoro degli “schiavi” indios, pagati con salari minimi, che a malapena consentono forse di sfamarsi. Una fascia che può permettersi una vita molto agiata, come pure mandare i figli nei Collegi privati, alcuni dei quali gestiti da Ordini religiosi cattolici, anche al prezzo di 500 e più dollari al mese. Alcuni Collegi sono gestiti da fratelli cristiani delle varie sette protestanti (avventisti, mormoni), la cui attività di proselitismo poi tra le masse, anche povere, appare davvero notevole.
In una situazione di così palese squilibrio sociale, di riforme per far nascere e crescere una fascia di ceto medio, neppure l’odore. Non se ne parla nemmeno.
In questo tipo di società, ci dice spesso P. Giovanni Salerno, ” i poveri sono fritti e strafritti”. Da parte nostra, quando ne abbiamo avuto l’occasione, conversando con questo o con quello, non ci siamo stancati di ripetere che nel tessuto sociale peruviano – un tessuto fortemente impregnato di religiosità e devozionismo di marca cattolica e spagnola – si richiedono forti iniezioni di Dottrina Sociale della Chiesa, per risvegliare le coscienze e con queste la politica. Una politica portata avanti da mature personalità formate nei vari Collegi cattolici, al Vangelo genuino ed alla D.S.C., per mettere al centro la persona, tutelare la dignità dei figli di Dio. Urge un graduale piano di riforme sociali, evitando la scorciatoia del terrorismo, che nel recente passato ha solo aggravato la situazione dei moltissimi poveri.
Da parte dei responsabili del Movimento dei Servi dei Poveri del Terzo Mondo, ci viene assicurato che questo impegno è già in atto, che in tutti gli itinerari formativi è esplicitamente inclusa la D:S:C e anche nell’apostolato d’ambiente tra le famiglie che vivono nelle favelas, c’è in atto uno sforzo di coscientizzazione e di partecipazione alla vita pubblica che potrà dare i suoi frutti, senza quelle irrazionali esplosioni di violenza, sterili e controproducenti, che magari si placano presto con il classico “piatto di lenticchie”.
Ma andiamo all’attività svolta dal Movimento dei S.P.T.M. a Cuzco, città dove il Movimento – come abbiamo detto, – è nato nel 1987. Il Movimento, che non prevede direttamente il servizio parrocchiale, ma l’impegno ad andare dove i Parroci non possono arrivare – ha tre Case. Anzitutto, in via S. Teresa 351 (Siervos de los Pobres del Tercer Mundo), il COMEDOR (luogo di accoglienza) per centinaia di fanciulli e adolescenti, molti dei quali nell’annessa casa di S. Tarcisio frequentano i vari laboratori (tailleur) di arti e mestieri. Li abbiamo visitati per un’intera mattinata, ricevendo anche qualche regalo, per esempio da parte del laboratorio di ceramica. Ma tra i vari laboratori (di falegnameria, calzoleria, ecc.), da rilevare quello in cui un gruppo di ragazzi impara a fare il pane, impastando la farina e trattando adeguatamente il prodotto impastato per ricavarne il pane nelle varie forme desiderate. Così il pane per le tra Case del Movimento e anche per molte famiglie dei ragazzi, è assicurato. Oltre al Comedor S. Teresa ed alla Casa S. Tarcisio, un’altra Casa è il cosiddetto “Nido” (Av.Grau 516), riservata alle fanciulle, con un reparto speciale per bambini e ragazzi portatori di handicap o malformati. Questi vengono amorevolmente accuditi dall’Hermana Suor Maria e da altre ragazze volontarie del luogo. Infine c’è la Casa delle Coppie, sei in tutto, sposi di diversa nazionalità, che hanno deciso di affiancare il Movimento, stabilendosi a Cuzco con i figliuoli. Vivono in un residence diviso a quartini indipendenti, con in comune la Cappella, dove ogni pomeriggio, così come nelle altre due Case, non manca mai un’ora e mezza di adorazione. E in mezzo a tante attività, in tutte e tre le case, a non mancare mai è il tempo riservato all’adorazione eucaristica, con Gesù Sacramentato solennemente esposto nell’Ostensorio, sempre dalle ore 18 alle ore 19,30. Un Movimento eucaristico allora quello dei S.P.T.M., perché solo l’Eucarestia può dare la forza e la generosità per un lavoro così impegnativo e denso di sacrifici. Un Movimento eucaristico e mariano, dato che, oltre ad un legame particolare con la Madonna di Fatima e la veggente ancora viva Suor Maria Dos Santos (suora di clausura a Coimbra), in tutte le case giganteggia la statua della Madonna “de los probres”.
Al centro dell’attenzione, in tutte e tre le case, il servizio ai poveri, degli indios, quei poveri che a Cuzco in nessun altro luogo trovano vera accoglienza e attenzione, con prospettiva di autentica promozione.
CUZCO, città dal duplice volto, quello turistico e quello del degrado in cui vivono gli indios. Un aspetto, quest’ultimo, che il primo cerca in ogni modo di esorcizzare, non fare conoscere o almeno fare presto dimenticare, senza però riuscirci. Il duplice volto si coglie subito davanti al Comedor S. Teresa, dove si trova ubicato un albergo a 4 stelle, il Picaoga Hotel, molto frequentato da turisti di alto rango, visto che in genere guardano solo con fastidio al Comedor, al cui ingresso si trova la scritta: “Servos de los pobres del Tercer Mundo”. E poco più distante in Piazza d’Armi, la Cattedrale di Cuzco, visitabile solo con dollari, poiché custodisce tanto, tanto oro, disseminato dovunque, statue e mantelli vari in tutte le misure e fogge, ai santi, al Bambin Gesù, alla Vergine ed a Gesù flagellato e crocifisso, verso il quale dovunque si nutre una particolare devozione. Tanto oro e tante gemme preziose, con il tutto valutabile in centinaia e centinaia, se non proprio migliaia, di miliardi. Tutto opera degli Spagnoli e della loro cultura, durante i 300 anni della loro dominazione. Perché – ci vien detto che – 1824 in poi, vale a dire dall’anno dell’indipendenza del Perù, nulla è stato fatto e prodotto in campo artistico.
E guradando comunque a queste contraddizioni – ricchezza dei pochi, oro della Cattedrale; degrado e miseria, poche centinaia di metri più lontano – rivediamo ancora la scritta
Perù, pais con futuro
Una scritta che sembra una beffa, ma che, malgrado tutto, vogliamo accogliere come una speranza. Una speranza se si avvia però un processo di trasformazione, come quello iniziato dal Movimento dei Servi dei Poveri del Terzo Mondo, che per il momento costituisce una goccia nel grande Oceano del bisogno e dell’indigenza, o se si vuole, forse ancora meglio, un fermento disponibile a lievitare una grande massa. Processo di trasformazione unitamente ad un rinnovamento delle coscienze che solleciti la presenza e l’intervento di una nuova politica. Alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa. Una politica che non si illuda di potere costruire il futuro sull’ingiustizia e sullo sfruttamento.
DIEGO ACQUISTO
“La Chiesa è chiesa se pensa ai poveri.”
APPUNTI E … DISAPPUNTI DI UN VIAGGIO
Intervista a
P. Giovanni Salerno
fondatore del Movimento dei Servi dei Poveri del Terzo mondo
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1) Quando e perché ha iniziato proprio qui a Cusco il M.S.P.T.M. ?
Risposta– “Il Movimento è iniziato a Cusco nel 1987; abbiamo cominciato la fondazione Cusco perché si lavorava nell’entroterra e nell’entroterra i giovani venivano e si spaventavano delle tristi situazioni sociali ed economiche in cui vivono gli indios. Ed allora a Cusco abbiamo fondato una Casa con diversi centri, affinché da questi centri i giovani, le coppie di sposi, le suore e le sorelle si preparino per inoltrarsi poi nei vari villaggi dell’alta Cordigliera, dove ancora si vive nell’età della pietra.
2) In quali attività in questo momento a Cusco i servi dei poveri sono particolarmente impegnati ?
Risposta- Fin dalla fondazione del Movimento noi abbiamo preso a cuore i bambini, perché i bambini sono le creature, gli esseri più indifesi. Bambini orfani, abbandonati, ai quali cerchiamo di dare un’educazione integrale. Questi bambini oggi sono ragazzi e la nostra preoccupazione è di dare un lavoro, cultura, scuola, un mestiere; a questi ragazzi offriamo un futuro. Abbiamo questo centro: ci sono i neonati, bambini da zero a 8 anni; abbiamo bambini handicappati, che hanno bisogno di cure speciali. Il Movimento è nato dalla “Populorm progressio” e quindi noi facciamo di tutto affinché questi bambini vengano curati e quindi restituiti alle loro famiglie, oppure li passiamo nell’altro Centro, nella Casa S. Tarcisio dove possono apprendere un mestiere e andare a scuola.
3) Quali traguardi nel prossimo futuro il Movimento si propone di raggiungere per un servizio ancora più completo ai poveri ?
Questi ragazzi stanno crescendo e la nostra preoccupazione è proprio di preparali per il futuro e per questo abbiamo acquistato con l’aiuto di Dio un grande terreno di 200 ettari e dove lì si possono costruire laboratori, anche negozi. Perché oggi i ragazzi producono, fabbricano delle scarpe che però non possiamo mettere in commercio. Un domani possiamo aprire una catena di negozi e dare lavoro a tanti padri di famiglia.
4) Andando in giro qui a Cusco e anche fuori Cusco, abbiamo incontrato veramente tanta, tanta povertà e spesso una scritta, “Perù pais con futuro”, lo slogan ufficiale della propaganda governativa. C’è veramente un futuro per il Perù ?
Risposta. “Ci sarà un futuro per il Perù, come per tutto il terzo mondo, se si prendono veramente in considerazione le tristi condizioni di tutta questa povera gente, altrimenti sono parole che rimangono parole. Quale sarebbe stato il futuro di questi ragazzi, di queste bambini, di queste ragazze se noi non avessimo preso a cuore le loro sorti, se noi non avessimo curato e istruito tutti questi ragazzi che adesso sanno leggere, scrivere, stanno imparando un mestiere. Per questi c’è un futuro. Il futuro poi sarà migliore se vengono altri giovani altri missionari che prendono a cuore le condizioni di questa povera gente.”
5) Un’ultima domanda. P. Giovanni, attraverso il nostro settimanale diocesano, quale messaggio vuole dare ai cattolici agrigentini in questo trapasso epocale verso il terzo millennio con la celebrazione del Grande Giubileo del 2000 ?
Risposta
“Il mio messaggio è questo, che si prenda a cuore il battesimo. Prendere a cuore il battesimo significa vivere con pienezza la fede che abbiamo ricevuto. La fede non è solo per noi ma è un dono che dobbiamo comunicare anche agli altri, altrimenti non edifichiamo la Chiesa. Ciascun battezzato deve prendere la sua responsabilità, vivere bene la sua fede nel luogo dove si trova, viverla con pienezza pensando non solamente ai vicini, ma anche ai fratelli lontani. Questa è una caratteristica della Chiesa; la Chiesa è chiesa se è missionaria, la chiesa è chiesa se pensa ai poveri. Quindi la responsabilità di soluzionare i problemi dei poveri non sarà solo dei missionari che partono, sarà di tutti coloro che dicono di essere battezzati e quindi di essere Chiesa.”
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