FAVARA – BISOGNA TROVARE MOMENTI DI UNITA’ CITTADINA

E’ il passaggio sicuramente  più largamente condiviso a Favara, specie in questo momento della vita amministrativa, del ricordo che  il prof. Biagio Lentini  fa dell’ultimo intervento pubblico dell’on. Filippo Lentini, a pochi mesi dalla sua morte  nove anni fa, durante la commemorazione del 40° anniversario della tragica morte di don Giuseppe Seggio del 5 maggio 1969.

Commemorazione organizzata dall’Amministrazione Comunale allora presieduta dal Sindaco avv. Mimmo Russello e dalla Parrocchia S. Vito.  Durante la quale l’on. Filippo Lentini, nella Sala del Collare del Castello Chiaramontano di Favara, scelse  pure di intervenire con un manoscritto, del quale il prof Biagio ha estratto  alcuni stralci, resi in queste ore di pubblica ragione sui social, in cui è contenuto il passaggio significativo che abbiamo scelto come titolo del presente servizio.

Un passaggio scelto come  titolo, il nostro,  che risulta significativo nell’attuale, non facile  situazione che Favara sta vivendo, dopo due anni di amministrazione presieduta dalla Sindaca Anna Alba del Movimento 5-Stelle.

E non c’è – credo – chi non possa condividere che è proprio necessario trovare il coraggio di “trovare momenti di unità cittadina, creando occasioni di buon Governo, ma soprattutto progettualità e capacità operativa”.

Con l’intento di ricordare  l’illustre uomo politico nel nono anniversario della sua scomparsa,  il prof. Biagio Lentini scrive : “…riporto alcuni stralci dell’intervento, che ebbe a fare (l’on. Lentini) martedì 5 maggio 2009 , cinque mesi prima della sua scomparsa, che è un vero e proprio testamento del quale bisognerebbe fare tesoro”.

Perfettamente d’accordo su quest’ultima affermazione. In questo momento  a Favara pare necessario ed urgente un sussulto straordinario di senso di senso responsabilità.  Ed essendo in possesso del manoscritto integrale, non mi sembra affatto fuor di luogo  pubblicarlo integralmente, senza nulla togliere ed aggiungere, compresa la parte che riguarda  il sottoscritto, al quale  pur dando atto di cogliere l’ansia di cambiamento nel tessuto socio-politico favarese del tempo, l’on. Lentini afferma : “ P. Acquisto per la verità, ha intuito, qualche tempo fa, un modo per uscire da questo stato di crisi, ma si rivolse in maniera sbagliata a gruppi e movimenti che non erano estrazione della maggioranza di una città, che ambiva al cambiamento”.

Ricordiamo che erano gli anni  in cui, P. Ennio Pintacuda, prete gesuita,  era  ispiratore di quella  stagione politica che portò alla cosiddetta primavera palermitana con la nascita di  un  movimento politico come Città per l’Uomo e  La Rete. Movimento politico al quale il sottoscritto mai aderì, vivendo comunque con conseguenti comportamenti datati,  il travaglio del  momento socio-politico dal suo ruolo di parroco, presente nei mass media, ed avvertendo con chiarezza che anche  a Favara c’era un’esigenza  di cambiamento.

Ma ecco per intero il  manoscritto dell’on. Filippo Lentini, consegnatomi dallo stesso, nella mia  qualità di Parroco di S. Vito, e quindi assieme all’Amministrazione Comunale organizzatore della Commemorazione di don Seggio.

Diego Acquisto

2-XI-2018

 

TESTIMONIANZA  dell’ON. FILIPPO LENTINI

Martedì 05.05.2009 – Sala del Collare del Castello Chiaramontano

40° anniversario della tragica morte di don Giuseppe SEGGIO

Quando la Signora Etta Milito mi ha telefonato per celebrare la memoria di P. seggio, ho aderito all’invito per l’amicizia che mi legava a suo tempo al Parroco di S. Vito e per quella che mi lega oggi a P. Acquisto.

Io non parlerò, oggi, di fatti, di discussioni, di rapporti che hanno caratterizzato la vita di un sacerdote legato alla sua Parrocchia ed alla Città e di cui, peraltro, nessuno se n’è occupato nei quaranta anni della sua scomparsa.

Né parlerò del Sacerdote e del Parroco  che pur era consapevole e responsabile della sua missione, fatta di carità cristiana, sostanziata da una fervida fede nei valori del cristianesimo e nei compiti della Chiesa, e che seppe profondere in maniera incisiva ai suoi parrocchiani.

Conosco assai bene l’articolazione sociale e politica del territorio parrocchiale di S. Vito ove P. Seggio ha esercitato il suo magistero di Sacerdote e di Parroco.

Un territorio allora assai vasto che annoverava espressioni di una borghesia formata da agrari e professionisti (mi riferisco ai Vaccaro, ai Vita, ai La Russa, agli Avenia, ai Valenti etcc.) ma anche da artigiani, pastori, contadini e zolfatai, tutti legati, in quel periodo, ai fatti politici del momento, caratterizzati da un intenso lavorio elettorale (elezioni amministrative  del ’66 e regionali del ’67) e da profondi contrasti tra partiti politici e tra dirigenti di uno stesso Partito.

Partiti dominanti a Favara in quel periodo erano il Partito Socialista, che esprimeva un deputato regionale (il sottoscritto) e la D.C. che aveva dirigenti preparati ed impegnati, anche se in contrasto tra di loro.

Padre Seggio, però, andò oltre i confini della sua Parrocchia, instaurando un rapporto privilegiato con giovani laureati e studenti emergenti e con quanti davano la sensazione di volere il bene della Città, nell’ideazione di un futuro diverso e migliore per le giovani generazioni, ma pretendendo una loro partecipazione attiva, senza fughe ed abbandoni.

Padre Seggio, anche se proveniente da una cittadina della provincia-Ravanusa, alla quale Favara si contrapponeva per spiegabili motivi politici (le battaglie ideologiche e non solo9, tra me ed il futuro Ministro dei LL.PP. On. Salvatore Lauricella) capì le aspirazioni di una popolazione che durante la guerra e nel periodo successivo era vissuta nel bisogno e nella miseria, dovuta alla crisi mineraria, ad una disoccupazione crescente, priva degli aiuti dello Stato e degli ausili8i previdenziali e sanitari e con un  flusso emigratorio superiore a quello di altri centri della Provincia e dalla Sicilia . ma capì anche che con  l’assunzione della responsabilità di Governo di uno dei suoi cittadini, Favara anche per gli interventi della ricostruzione delle sue strade (prima quasi tutte a terreno battuto) nella erogazione di nuovi servizi – rete idrica rinnovata e fornitura sufficiente di acqua potabile, nella riorganizzazione della Miniera Ciavolotta e i lavori per il ripristino della Miniera Lucia, nella elaborazione di una zona industriale nel suo territorio, Favara, ripeto, aveva potuto ridestarsi dal torpore atavico, che la caratterizzava e dalla rassegnazione dovuta alle delusioni patite in passato, per creare le premesse di un futuro più ……,in cui, tuttavia, gravano dubbi ed interesse.)

  1. Seggio, pertanto, nella formazione di una lista civica, nelle elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio Comunale del 1967 fu deciso ed irremovibile nella battaglia intrapresa, non ebbe perplessità o timore alcuno nell’avventurarsi in una scelta politica, che non usciva dall’orbita della dinamica dei Partiti e poneva la Chiesa in una posizione diversa rispetto al passato.

Ricordo la scomunica verso i militanti in Partiti  marxisti e la vicinanza militante della Chiesa e favore dei Partiti moderati quale la D.C. e M.S.I.-

La formazione di una lista civica rappresentò allora, non solo una novità, ma una svolta seria e pregna di sviluppi politici incalcolabili, tanto da essere ostacolata non solo dalla D.C. ma dallo stesso schieramento di sinistra, da me capeggiato, che pur nelle successive elezioni regionali del ’67 ne ebbe benefici e vantaggi elettorali non indifferenti.

Oggi le liste civiche hanno ben altro significato, e sono tutt’altra cosa. Esse nascono non motivate dal bene  della comunità favarese, ma dalla esigenza della elezione di qualcuno e formate da componenti di diversa estrazione politica e sociale e possibilmente raffazzonate all’ultimo momento. Cosa che, per la verità, caratterizza la composizione delle liste di Partito, in un naufragio delle idealità politiche e nella consumazione di alleanze elettorali eterogenee e spesso contraddittorie.

Io saluto qui, in P. Seggio, l’uomo coraggioso e tenace, che seppe spezzare la monotonia della lotta politica e gli artefici di quella battaglia fatta di idealità e di amore verso la Città, quali Gino Lentini, il Dr. Stefano Urso e quanti altri di cui non ricordo il nome.

Essi rivalutarono, allora, la doverosa azione propulsiva della Civica Amministrazione, imprimendo, nel rilassamento politico esistente, e con atteggiamenti coerenti e responsabili, il necessario coraggio nell’affrontare gli strumenti operativi per dare una svolta nuova al Paese.

Ma essi nella partecipazione alle attività della Giunta Comunale e del Consiglio portarono un soffio di risveglio e di qualità nel dibattito politico e nell’azione di Governo di cui la Città ne sentì i benefici per molto tempo dopo.

Oggi un confronto con la realtà di allora tra gli anni 60 e 70 non è possibile farlo. Ci si trova in una realtà assai diversa e con una richiesta sempre più pressante di servizi da parte delle istituzioni, Comuni, Provincia, Regione, Stato, a cui non sempre  è possibile dare risposta.

L’approvvigionamento idrico, la fornitura di acqua in paese, rivelano una incapacità organica ad occuparsi seriamente di un servizio indispensabile con uno scaricamento di responsabilità da Ente ad Ente, il che non crea prospettive serie di soluzione.

L’approntamento della fornitura di nuove risorse energetiche (mi riferisco al gas-metano) è sempre ritardato da interessi trasversali e da ostacoli difficili da superare; la pulizia del paese viene delegata per legge a Società che hanno interesse di lucro e nient’altro.

La questione dell’apparato comunale non è più caratterizzata dall’impegno a dare soddisfazione alla popolazione, ma prevalgono interessi personali e corporativi, che privano l’impalcatura burocratica del Comune ad il necessario entusiasmo per creare prospettive di sviluppo della Città.

Padre Acquisto, per la verità, ha intuito, qualche tempo fa, un modo per uscire da questo stato di crisi, ma si rivolse in maniera sbagliata a gruppi e movimenti che non erano estrazione della maggioranza di una città, che ambiva al cambiamento, non ad un cambiamento fittizio, fatto di surrogati della vecchia politica e della vecchia amministrazione, nella quale quei gruppi e quei movimenti erano stati per certo tempo parte importante ed attiva.

La lezione che P. Seggio ci ha dato può esserci di aiuto se sappiamo ritrovare l’amore all’interesse generale della città, la capacità agli interessi di gruppo o personali, l’impegno nell’azione amministrativa, l’assunzione della responsabilità nel Governo del paese, il piacere e la gioia nell’impegno politico e sociale, la consapevolezza che nel distinguo delle singole e svariate valutazioni, bisogna trovare momenti di unità cittadina, creando occasioni di buon Governo, ma soprattutto progettualità e capacità operativa per un futuro a cui possa essere interessato il popolo favarese.

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