Elezioni politiche-Nel silenzio e nella preghiera il dovere di votare

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Elezioni politiche- Silenzio e preghiera diversa dal passato
A partire dalla mezzanotte appena trascorsa è iniziato il tempo del silenzio per riflettere sulla scelta che domani 4 maggio dalle ore 7 alle ore 23, gli italiani sono invitati ad esprimere nel segreto dell’urna per rinnovare il Parlamento.
Un periodo di silenzio come previsto dalla legge sin dalle prime elezioni del 1948, quando in Italia è praticamente iniziata la vita democratica repubblicana, regolata dalla Costituzione ancora in vigore.
Un silenzio che per i credenti è accompagnato e sostanziato dalla preghiera, pur nell’attuale situazione di confusione e di imbarazzo creata dalla recente legge elettorale, cosiddetta “Rosatellum”, su cui proprio molti esprimono parere assai negativo. Anche se contestualmente si sottolinea il dovere di partecipare comunque, perché le elezioni politiche sono un momento assai importante e delicato.
Ed a proposito di preghiera, trovando per caso una formula usata nel 1948, abbiamo subito colto la diversa sensibilità di quel tempo relativamente ai problemi allora sul tappeto. Una problematica diversa, ma non migliore per altri aspetti da quella di oggi, dopo 70 anni di vita repubblicana.
La formula di preghiera del 1948 che girava in Italia, era quella composta dall’allora vescovo di Padova Carlo Agostini, in cui si chiedeva a Dio di potere eleggere parlamentari “veramente cristiani”, in modo da “difendere pienamente la dottrina del Vangelo”, mettere al sicuro “i diritti della religione e della Chiesa”, garantire all’Italia “il pane della verità, della giustizia e della libertà”. Per concludere con il caldo invito a stringersi tutti “uniti e concordi, intorno al vessillo della Croce per vincere la santa battaglia”
Chiaro il linguaggio usato nella gravità del momento, di fronte allo spauracchio del Comunismo-ateo che già nei paesi d’oltre-cortina iniziava una sistematica, implacabile lotta contro la Chiesa ed i suoi migliori uomini, martiri delle fede, della verità e della giustizia.
Significativo l’invito a stringersi attorno alla Croce! che metaforicamente, – calandoci nella particolare situazione del tempo – secondo la spiritualità dell’incarnazione, appariva evidentemente finalizzato a votare per la Democrazia Cristiana, che nel suo simbolo aveva appunto la Croce con la scritta nella parte orizzontale della parola “Libèrtas”.
Oggi, nell’anno di grazia 2018, a 70 anni di distanza,… dopo il crollo del muro di Berlino nel 1989, ed il fallimento socio-politico del regime comunista in Europa, la preghiera dei cristiani, incarnandosi sempre nel nuovo contesto, ha un taglio più marcatamente sociale.
A suggerire formule di preghiera è il Vescovo di Roma, – come tiene spesso a chiamarsi – ma che nel suo servizio come Papa si rivolge sicuramente a tutto il mondo, anche se ci pare proprio a partire dalla concreta realtà italiana. Dove a Papa Francesco pare proprio che i problemi di giustizia sociale si sono incredibilmente aggravati soprattutto negli ultimi tempi.
Ecco le parole di preghiera spesso pronunciate da Papa Francesco: “Prego il Signore che ci regali più politici che abbiano davvero a cuore la società, il popolo, la vita dei poveri….. Politici che abbiano cura dei più deboli: gli affamati, i disoccupati, i senza tetto, gli immigrati, gli anziani sempre più soli e abbandonati, i bambini ancora nel grembo delle madri”.
Come non cogliere uno sguardo al mondo, ma anche una particolare, anzi particolarissima attenzione all’Italia!
Non solo! per contrastare certa cultura che soprattutto in Italia, sembra aver avuto forte presa, Papa Francesco nel suo servizio petrino non si stanca di ricordare spesso la grande dignità che investe la dimensione politica.
Lo ha scritto anche nella “Evangelii Gaudium”, la lettera apostolica del 2013, appena qualche mese dopo la sua elezione e quindi considerata il documento programmatico del suo pontificato, in cui dice “la politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose di carità, perché cerca il bene comune”.
Diego Acquisto

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